Allarme in Sicilia. E’ in arrivo la "grande emergenza rifiuti".


L’insipienza dei politici ed i business della "Mafia Spa"
diIgnazio Panzica


Ci sarà una catastrofica emergenza rifiuti in Sicilia in periodo estivo, come, e peggio, di Napoli? L’ex deputato regionale e nazionale – e persona che studia - Franco Piro, lo teme. I dati costitutivi ci sono tutti: gli Ato di tutta la regione economicamente in ginocchio, nonché funzionanti a basso regime, con addosso l’insopportabile fardello di 900 milioni di euro di deficit; le società di igiene ambientale delle grandi città siciliane con i bilanci in rosso, e l’organizzazione “industriale” trasandata, a cominciare dalla disastrosa vicenda dell’Amia di Palermo (almeno 155 milioni di euro); l’esaurimento progressivo della capacità di poter stoccare rifiuti delle discariche (parapubbliche e private) disseminate nelle nove province.

Dopo anni di “follie Ato”, e proprio mentre il governo della Regione parrebbe orientato ad una drastica riduzione degli Ato in Sicilia, la commissione Ue ha annunciato di avere aperto l’ottava istruttoria per infrazione alle regole dell’Unione contro la Sicilia in materia di rifiuti.

Stavolta si tratta, pare, di qualche decina di discariche non a norma. Di sicuro, agli organismi responsabili siciliani di discariche “non in regola” ne risultavano già 13. Tra queste vale la pena di raccontare la storia di quella di Castellana Sicula, che serve ben due Ato: Cefalù- Termini Imerese, e Madonie. Era, materialmente, franata addosso al mondo per la maniera beota con cui era stata organizzata e gestita. Per tentare di sfuggire alla mannaia amministrativa europea, l’hanno chiusa. Adesso, i due Ato cointeressati al fatto, devono conferire i loro rifiuti territoriali addirittura alla discarica privata di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina, pochi centinaia di chilometri oltre Castellana.. Ma, paradosso dei paradossi, gli amministratori dei due Ato palermitani, hanno scoperto che versare lì i rifiuti, in quella discarica privata, costa 30 euro meno a tonnellata. Come è possibile?

Sorride amaro Franco Piro: “è una delle costanti contraddizioni del sistema rifiuti in Sicilia, le tariffe di conferimento nelle discariche pubbliche costano quasi sempre di più di quelle private. Loro se la cantano, e loro se la suonano”.

Ma la Ue avrà il cuore di colpire la Sicilia con una maxi multa?

“La Ue non fa sconti – spiega Piro – intanto perché, ovviamente, pretende che si rispettino le leggi comunitarie, per di più se recepite pure dal Parlamento nazionale. E poi in tutte le analisi dei tecnici della Ue, uno dei più temuti pericoli considerati è l’esplosione dei sistemi regionali di gestione dei rifiuti, ordinari e speciali, al pari delle cose della crisi economica e del crescere delle criminalità organizzate a livello continentale. La Ue, non può, e non vuole, chiudere alcun occhio . Specie di fronte ad un comportamento sfacciato, schizofrenico ed apparentemente masochistico, della Regione Siciliana negli ultimi tre anni”.

E’ il caso di raccontarvi che le multe per infrazioni alle disposizioni comunitarie sono pesantissime. Partono, per infrazioni palesemente piccolissime e di quelle imprevedibilmente necessitate, da 100mila euro al giorno; poi, si assestano mediamente sui 300mila al dì; ma possono arrivare sino ai 700mila euro quotidiani, a decorrere dal giorno in cui viene notificata la sentenza passata in giudicato, conseguente all’infrazione comunitaria contestata dalla commissione Ue. Un ammontare di denaro in grado di mettere in ginocchio il Bilancio della Regione siciliana. “E poi ci sono le possibili interconnessioni mafiose” conclude Piro,”ma lì ti devi rivolgere ad un esperto; ma che sia esperto”.

Il vostro cronista, secchione, l’esperto l’ha trovato. Uno dei più preparati di una delle centrali nazionali della Sicurezza nazionale,impegnato nel contrasto alle attività economiche della criminalità organizzata.

C’è una regia “unica” e “criminale” che ha pianificato la “prossima emergenza rifiuti 2009” in Sicilia? (Il servitore dello Stato allarga le braccia)
“Che in Sicilia, nell’ambito della gestione dei rifiuti, da anni siamo di fronte a diffuse attività criminali, ci è noto, e talvolta certo. Oggetto di indagini già concluse in passato , o ancora oggi in itinere. Ma non posso confermarti, che tutti i filoni di interconnessione rinvenuta tra criminalità mafiosa e rifiuti rispondano ad una unica regia”.

Ed allora, sulla base delle vostre acquisizioni investigative cosa possiamo scrivere?
“Si può dire la verità. Che le “follie Ato” come li chiami tu – per come la loro conduzione è stata strutturata, prevalentemente in chiave politico/clientelare e ancor peggio tecnicamente gestite - non potevano che portare grandi problemi, come quelli che si vivono da circa un anno e mezzo a questa parte.”

E dai ! Dilla meglio !?
“Ok. Diciamo che i gruppi degli amministratori ed i tecnici in atto negli Ato,non sono proprio né i migliori possibili, né i più tecnicamente competenti, e neanche i più disinteressati ad un tornaconto diverso dal servizio d’istituto. Prendiamo atto, che tra tante diffuse e generalizzate distonie di funzionamento, e di gestione, all’interno del sistema rifiuti in Sicilia, si è creata, come dire, un oggettivo processo di simpatia chimica unificante. Tutto questo disastro, peraltro, in parte ben spiegato sui giornali, ha assunto la funzione di fornire un terreno ben arato alla semina ed alla promozione degli interessi mafiosi. Che ci sono sempre stati, e la indagini in corso dicono che sono destinati solamente ad aumentare. Insomma, un insieme maleodorante, che fa crescere e rendere possibile una drammatica emergenza rifiuti in Sicilia entro il 2009”.

E “stato di emergenza” vuol dire: poter fare ogni tipo di attività speciale senza dover sottostare a controlli, leggi, regolamenti; poter procedere per commissariamenti ad hoc, poter assumere chi si vuole, dare consulenze a destra e manca , favorire i lavori per gli amici o i clienti, spendere come e quanto si vuole, poter pure sbagliare perché poi si spiegherà si è agito in stato di necessità ed urgenza. In nome dell’imperativo di dover fronteggiare una drammatica situazione. Ve le immaginate , Palermo e Catania, affogate nella monnezza. E cosa c’è di più drammatico di veder coprire la vista dei primi piani dei palazzi con le montagne dei rifiuti!?

Sono circa due anni che i segugi dell’antimafia osservano, registrano movimenti, scoprono atti amministrativi ad hoc, seguono singolari affidamenti di lavori, controllano società che comprano e vendono le loro azioni o si scambiano le presenza in consorzi di scopo, o cognomi di manager che vorticosamente si ripetono , per poi scomparire all’estero, meglio se in paesi che al posto dei codici civili e penali, praticano la “Sharia”. A tal proposito, hanno, pure, individuato più di una traccia di riciclaggio di capitali mafiosi,ma ci sono due “ma”.

Il primo “ma” fa riferimento ad alcune indagini delicate ed importanti, che però non sono ancora concluse; “mature”, come dicono loro. Il secondo “ma”, fa riferimento alla nuova e prossima normativa sulle intercettazioni telefoniche (ndr: e forzatamente pure quelle ambientali). Infatti, in tema di criminalità ambientale, più dell’80% di coloro che materialmente operano in una “logica di cosca”, non sono né pregiudicati, né direttamente mafiosi affiliati. Molti, troppi, “colletti bianchi”, insospettabili ed addirittura pubblicamente stimabili. Ed allora?

“E allora, sarà pure venuto il momento – celia l’investigatore antimafia salutandomi – per me ed i miei colleghi di goderci un po’ di hobbies che nel tempo abbiamo accantonato. Non lo so : il calcetto, il golf, il biliardo, il tennis, l’equitazione. Mica tutti quelli che da anni rischiamo la pelle per difendere la legalità repubblicana, in passato non abbiamo vissuto una vita normale ! “

Per farvi capire le dimensioni delle cose di cui vi abbiamo parlato , diamo i numeri: la “Mafia Italia Spa” ha nel settore crimini ambientali un fatturato di venti miliardi e mezzo di euro all’anno. Pari, al valore di una legge finanziaria nazionale di media dimensioni. Un business che segna un costante incremento annuo circa del 7% (rapporto “Ecomafia Italia 2009”).

Non è un caso che il presidente Giorgio Napolitano il 5 maggio scorso, abbia espresso tutta la sua preoccupazione per le infiltrazioni mafiose nei sistemi regionali di raccolta e gestione dei rifiuti. Come non è un caso, che Piero Grasso,Procuratore Nazionale Antimafia, abbia rilanciato, proponendo la creazione di un “Osservatorio nazionale sui reati contro l’Ambiente”, chiedendo più risorse,più mezzi, nuove specifiche norme di legge, per il contrasto del fenomeno.

Sul piano nazionale,la Sicilia, nel 2008, risulta terza per numero di reati ambientali accertati (n° 2.788). Ma, a detta degli investigatori,adesso la Sicilia si appresterebbe, in termini di valore economico assoluto, a prendere il posto della Campania. Magari con la consulenza “tecnica” di taluni “esperti” che, con la dovuta discrezione, lì hanno già operato, con successo e senza finire in carcere, per conto di quegli “imprenditori casalesi”, passati alla Storia con “Gomorra”.
Ancora, complimenti vivissimi!

Fonte:http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/51617/allarme-sicilia-arrivo-grande-emergenza-rifiuti-linsipienza-politici-business-dellamafia.htm