DI LUCA CASTELLI
Tra le tante accuse che sono state rivolte di recente alla cosiddetta “blogosfera”, c’è quella di essere un sistema chiuso, molto più gerarchico e meno democratico di quanto non sembri all’apparenza. Chiunque può aprire un blog, è vero, ma sono molto pochi quelli che possono aspirare a farsi sentire da un pubblico che vada al di là della ristretta cerchia di amici e parenti. Man mano che il fenomeno si diffonde, la concorrenza diventa sempre più forte, il rumore di fondo sempre più fastidioso e il “club dei blogger famosi”, formato da nomi consolidati e attivi da diversi anni, può contare su un sistema che – basandosi sul link e sul passaparola – sembra sostenere automaticamente chi è già popolare.
“E’ come se ci fosse una serie A con pochi blog molto visitati ed estremamente fortunati”, ha scritto Clive Thompson sull’ultimo numero del “New York Magazine”, “e quindi orde di persone nella serie B e nella serie C che non riescono a capire perché la loro audience rimanga bassa, per quanto si sbattano e lavorino sodo”. Un esempio di questa classificazione in serie A, B e C viene presentata sul sito Blogebrity e la stessa classifica di Technorati, universalmente presa come riferimento per stabilire quali sono i blog che contano per davvero, non è altro che un sistema per fare pubblicità ai blog che sono già famosi rispetto a quelli che sperano di diventarlo (come d'altronde avviene con qualsiasi altra classifica).
Eppure, proprio analizzando la Top 100 di Technorati, si può notare come questa teoria non sia del tutto veritiera. Tristan Louis ha pubblicato di recente sul suo sito un post in cui mette a confronto le classifiche di Technorati del 20 febbraio 2006 e del 19 maggio scorso. Se la “serie A” dei blog fosse davvero una casta impermeabile, in nove mesi non dovrebbero essere cambiate molte posizioni. Invece, sorpresa, ben 65 siti in classifica a maggio sono scomparsi dalla Top 100. Inoltre, nel complesso, ben novantanove sono scesi di posizione e solo quattro sono riusciti a resistere nella Top 10: Boing Boing è rimasto primo, Engadget è salito dal sesto al secondo posto, mentre Daily Kos e Gizmodo sono scesi rispettivamente dal terzo al quinto e dal quarto al nono.
La blogosfera, insomma, forse non sarà dinamica come vagheggiano i suoi sostenitori più idealisti ma rimane comunque un sistema abbastanza fluido, in movimento, dove nuove stelle possono sorgere ed eclissarsi nel giro di poche settimane. Anche il monopolio anglosassone della classifica sembra gradualmente lasciar spazio a un maggior pluralismo culturale, geografico e linguistico. In un articolo di ieri segnalavamo la presenza di un blog italiano, quello di Beppe Grillo, in una posizione molto alta (l'undicesima). Tristan Louis sottolinea invece il boom dei siti asiatici, che stanno pian piano risalendo verso la vetta (nel momento in cui scriviamo questo articolo, il giapponese ItMedia ha addirittura superato Engadget al secondo posto).
Fonte:http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=262&ID_sezione=&sezione=