Equitalia, è rivoltadi
Tommaso Cerno e Paola Pilati Milioni di italiani ricevono richieste di soldi assurde, spesso per multe e bollette già pagate o non dovute. Un Moloch di Stato che non ascolta ragioni e ti pignora la casa per pochi euro. Ma ora c'è chi dice basta
(30 novembre 2010) Un grande falò di cartelle esattoriali sotto la Mole Antonelliana. Parte da Torino la rivolta fiscale contro Equitalia. Sono pronti a migliaia per la prima class action, proprio come nei film americani, che porterà davanti al giudice quello che definiscono il nuovo sceriffo di Nottingham: il fisco impazzito. Non difendono certo gli evasori e le frodi. Anzi, denunciano i metodi della società pubblica che riscuote tasse, contributi Inps, Iva, multe e canone Rai per conto dello Stato. Nel 2006 fu armata dal governo per scucire il dovuto ai più incalliti nemici del fisco, ma sta diventando l'incubo di un'altra categoria: artigiani senza più commesse, commercianti oberati di debiti, famiglie monoreddito stremate dai conti di casa. Secondo i dati diffusi per la prima volta, i 18 milioni di cartelle inviate solo nell'ultimo anno e i 40 milioni fra solleciti, notifiche e avvisi di pagamento colpiscono con la stessa rudezza furbi e imbroglioni, ma pure cittadini con colpe veniali e magari pronti a pagare. Gente che si vede trattare dagli sceriffi di Equitalia come ricercati. E che sfinita si sta ribellando.
Voi evasori, noi poveracci
Il consigliere regionale Alberto Goffi è una specie di Robin Hood che viaggia per Torino su una jeep verde con il numero di cellulare sulla fiancata. E' lui che ha chiamato a raccolta questo popolo e ha ingaggiato un duello inedito fra due soggetti pubblici: il locale ufficio di Equitalia Nomos e l'Osservatorio messo in piedi dalla Regione Piemonte, che gli fa le pulci. Un duello che potrebbe allargarsi a macchia d'olio in tutto il Paese. E così in mezzo a chi le tasse non le paga davvero, nasconde capitali all'estero, distrugge le multe e con le bollette riempie i cuscini, c'è sempre più gente come Anna: dopo la crisi della Fiat per mandare avanti l'azienda che faceva componenti per auto ha congelato i versamenti Inps. Aveva un debito da 300 mila euro, che nel frattempo è salito a più di un milione. E non si ferma. La rata da 37 mila euro al mese non la reggeva. Così, adesso che gli ordini sono tornati a salire e avrebbe lavoro per un decennio, sta licenziando e chiuderà baracca: "L'interesse annuale è più alto del debito, così io pago ma non finisco mai. Mi hanno portato via tutto, mobili, macchinari, auto e casa. Mi resta l'orologio che mi regalò mio marito e ho paura che me lo sfilino dal polso. Secondo lei, se volevo evadere mi intestavo tutto?". C'è Francesco, 46 anni, licenziato, bimba a carico. S'è visto ipotecare il mini-appartamento per non aver pagato il canone Rai. C'è Giorgio, 39 anni, cassintegrato: "Il mutuo mi mangia tutto e quelle vecchie multe di quattro anni fa si sono trasformate in un incubo: il debito è triplicato, paghiamo ogni mese e non scende mai". E c'è Giovanni, 60 anni, che fornisce macchinari alle carceri. Stavolta è lo Stato che ha smesso di pagarlo e così lui non ha potuto versare i contributi Inps per i tre dipendenti. Solo che adesso quello stesso Stato è pronto a mettergli all'asta la casa.
Nell'ottobre 2009 Equitalia mandò un preavviso di ganasce fiscali addirittura al Radio Soccorso di Torino, che trasporta i malati di cancro. Il tutto per un debito di 3.058 euro su una vecchia tassa rifiuti. "Una cosa è la caccia ai delinquenti, che ogni anno nascondono allo Stato 120 miliardi di tasse e vanno presi. Altra cosa è infierire su questi poveracci per fare cassa", dice Goffi.
Ecco il punto. Da un anno l'Agenzia delle Entrate ha diminuito le "commesse" per Equitalia: meno riscossioni con la forza, più disponibilità a trattare con i presunti evasori per ottenere in via bonaria e in tempi più rapidi il dovuto.
In questo modo l'Agenzia incassa direttamente oltre il 67 per cento dei crediti, lasciando alla società di riscossione circa un caso su tre. E così Equitalia si concentra sempre di più su multe, canoni, Tarsu e ritardi di pagamento o sui piccoli imprenditori soffocati dalla recessione.
Applicando le stesse ipoteche e pignoramenti previsti per chi evade, anche per poche centinaia di euro. L'effetto pratico è bizzarro: l'evasore consapevole, mimetizzato dietro off shore e conti esteri, senza case da sequestrare né auto da bloccare, se la cava spesso con un concordato. Mentre il cittadino che ogni anno compila il modello Unico, ma non ha i quattrini per saldare, si vede spogliato di tutto.