MESSINA, MAFIA & DISCARICHE: L’IMPRENDITORE CASTRO ‘LA MAFIA VOLEVA 8 EURO PER OGNI METRO CUBO DI INERTI’Postato

I retroscena dell’inchiesta “Vivaio” sulla mafia delle discariche sono parecchi. Nell’indagine gestita dal sostituto della Dda Giuseppe Verzera e del collega della Procura di Barcellona Francesco Massara, e su cui hanno lavorato per mesi i carabinieri del Ros, la figura di Alfio Giuseppe Castro è considerata di primo piano per i collegamenti del clan dei “mazzarroti” con i gruppi mafiosi etnei. E Castro, detto “Pippo”, un 58enne nato ad Acireale, nel dicembre scorso, proprio davanti ai magistrati Verzera e Massara, raccontò la sua verità nel corso di un lungo interrogatorio a tratti molto “teso” tenutosi nel carcere di Rebibbia, a Roma, un “faccia a faccia” poi trasfuso in un verbale di parecchie pagine. Tra quelle pagine ci sono gli interessi mafiosi nelle discariche di Mazzarrà e Tripi, le imposizioni della “famiglia” barcellonese nei subappalti e nelle forniture dei materiali delle società controllate dal gruppo criminale. Una vera e propria pressione mafiosa esercitata tra Mazzarrà S. Andrea, Terme Vigliatore, Barcellona, Furnari, Tripi, Falcone, Monforte San Giorgio, Merì, Pace del Mela, Novara di Sicilia. Nel primo passaggio dell’interrogatorio i due magistrati hanno ribadito a Castro che «avrebbe svolto attività intimidatrice nei confronti della “Mediterranea Costruzioni” in danno della quale sono stati effettuati atti violenti, un furto e un incendio nell’anno 2005 e nella costrizione a carico di autotrasportatori privati a non eseguire commesse in favore di detta impresa, ciò al fine di imporre all’impresa medesima una somma di denaro a titolo di “pizzo” e affiancare la stessa ad altra impresa nell’esecuzione dei lavori». Alla base di questa contestazione ci sono «un’intercettazione telefonica intercorsa tra Venuto Giacomo e il titolare della “Messina Scavi snc”, avvenuta in data 27-7-2005, nel corso della quale i due soggetti nutrivano sospetti in ordine agli atti intimidatori su Castro Alfio Giuseppe», poi le «dichiarazioni rese da Venuto Giacomo in data 21-7-2006 e 29-3-2007 nel corso delle quali il Castro a detta del soggetto riferente, dopo gli atti intimidatori, si era presentato presso l’impresa “Mediterranea Costruzioni srl” dicendo esplicitamente che le ditte interessate alla fornitura di materiali inerti avrebbero dovuto fornirla al prezzo di otto euro». E Castro nel corso dell’interrogatorio afferma che «… prima di eseguire il lavoro a Scianina venni chiamato da Bosco, titolare della “Tecnis”, da Mimmo Costanzo da Catania, dal fratello di Bosco a nome Sergio, dall’ing. Stanzione, direttore tecnico della “Tecnis”, dall’ing. Babbini, responsabile del cantiere, perché intendevano gli fornissi un milione di metri cubi di inerti, sicché mi rivolsi alle ditte “Cogeca”, “Venumer” e “Mediterranea Costruzioni”… mi sono rivolto a queste ditte perché sono quelle legalmente autorizzate a fornire il materiale richiestomi». Dopo aver spiegato di aver avuto un incontro con i titolari delle imprese, Castro ricorda soltanto che quella notte ebbe un ictus, e quindi «… non ricordo se prima di questa riunione vi furono dei furti in danno della “Mediterranea”», e inoltre «… Venuto Giacomo mi chiese di intervenire al fine di recuperare quanto asportatogli il 31 maggio 2005… non so perché il Venuto mi ha chiesto notizie su questi atti intimidatori». Ed ancora: «Bosco mi chiese di trovargli il materiale inerte perché sapeva che io a Barcellona conoscevo chi poteva esaudire la sua necessità». Poi c’è il passaggio sul “prezzo” del materiale inerte, e Castro nega «di aver detto a Venuto che il materiale dalle ditte doveva essere erogato per la somma di otto euro a metro cubo». Poi rievoca l’incontro con Venuto: «… non potendo camminare da solo un quanto avevo subito un ictus venni accompagnato dal mio autista, a nome Carmelo, di cui non ricordo il cognome, presso la sede della “Tecnis” di Catania per prelevare gli assegni per delle competenze che avevo maturato nei loro confronti; in quell’occasione incontrai Venuto Giacomo al quale contestai, stringendogli ironicamente la mano, di essersi preso tutte le commesse ingiustamente escludendo gli altri… non so perché ho fatto questa contestazione, pur non avendo interesse… risposi in questo modo perché ricevetti lamentele da parte di altre ditte… ho fatto queste rimostranze al Venuto solo perché quelle ditte si sono lamentate nei termini riferiti». A questo punto dell’interrogatorio Castro nega «di aver forzato sull’abbassamento del prezzo di compravendita del materiale inerte», ma i due magistrati gli contestano che Venuto «… ha dichiarato che il Castro, subito dopo il furto si sarebbe recato da lui pretendendo che per la fornitura dei materiali doveva essere corrisposta la somma di otto euro», ed ancora che «… il Venuto avrebbe riferito che Castro, dopo gli atti intimidatori, avrebbe imposto al Venuto il prezzo di fornitura degli inerti a otto euro, e che alla medesima fornitura avrebbero dovuto prendere parte altre imprese oltre la Mediterranea. Venuto riferisce di aver detto al Castro di non avere paura e che avrebbe accettato il rischio anche di atti incendiari e che non si piegava alle richieste, avendo preso accordi per la fornitura a sei euro e 50 centesimi». E dopo una lunga sequenza di domande sui suoi rapporti con Tindaro Calabrese e alcuni altri indagati della “Vivaio” ecco il colpo di scena: «nella missiva indirizzata a questa Procura il 5-12-2008 lo stesso Castro dichiarava di essere in condizioni di riferire circostanze in ordine a estorsioni perpetrate da clan catanesi. Intendo riferire in merito alle estorsioni patite ai miei danni a condizioni di essere scarcerato. Al momento non intendo dire nulla perché temo per l’incolumità della mia famiglia, però potrei dire molte cose utili alla giustizia». Nuccio Anselmo - GDS
Enrico Di Giacomo
Fonte:http://www.enricodigiacomo.org/2009/04/messina-mafia-discariche-limprenditore-castro-la-mafia-voleva-8-euro-per-ogni-metro-cubo-di-inerti/