A Calabrese l'accusa non contesta più l'omicidio Rottino, nuovi capi d'imputazione per Rotella.
L'inchiesta "Vivaio" sulle infiltrazioni mafiose nella gestione delle discariche di Mazzarrà Sant'Andrea e di Tripi è alla svolta. Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Messina Giuseppe Verzera ha infatti depositato trenta richieste di rinvio a giudizio all'Ufficio gip. A breve sarà fissata la data dell'udienza preliminare. E ci sono solo un paio di "ritocchi" rispetto all'atto di chiusura delle indagini preliminari: da un lato c'è la posizione del boss dei "Mazzarroti" Tindaro Calabrese, al quale l'accusa non contesta più tra i capi d'imputazione l'omicidio di Antonino "Ninì" Rottino, e per altro verso la posizione dell'imprenditore barcellonese Michele Rotella, al quale vengono adesso contestati l'appartenenza all'associazione mafiosa e alcuni attentati alle imprese che gestivano le discariche.
Ma l'inchiesta "Vivaio", gestita per mesi dai carabinieri del Ros, con lunghi e asfissianti appostamenti e pedinamenti nell'intero hinterland tirrenico, non è solo questo. Al centro ci sono le imposizioni della "famiglia" barcellonese nei subappalti e nelle forniture dei materiali delle società controllate dal gruppo criminale, le compravendite di terreni e le speculazioni sulle aree che servivano per ampliare i siti di smaltimento dei rifiuti, le richieste di denaro, gli incendi e le minacce, tutto per convincere gli imprenditori a lasciare il campo alle imprese mafiose. Una vera e propria pressione mafiosa esercitata tra Mazzarrà S. Andrea, Terme Vigliatore, Barcellona, Furnari, Tripi, Falcone, Monforte San Giorgio, Merì, Pace del Mela, Novara di Sicilia. L'indagine dei carabinieri del Ros, che sfociò nell'aprile del 2008 a 15 arresti, ha censito un'organizzazione mafiosa che si articolava nella cosca dei "Mazzarroti" (considerata una cellula della famiglia mafiosa barcellonese), nel gruppo dei barcellonesi, e nella frangia etnea dei santapaolani. Una organizzazione piramidale che si occupava di estorsioni e di acquisire il controllo o la gestione di attività economiche, quali le forniture per la realizzazione di opere pubbliche.
Secondo quanto contestato dal magistrato, la cosca dei mazzarroti sarebbe stata composta dal boss Carmelo Bisognano, 43 anni, di Mazzarrà S. Andrea; dal suo "successore" Tindaro Calabrese, 35 anni, di Novara di Sicilia; e poi da Agostino Campisi, 47 anni, di Patti; Zamir Dajcaj, 35 anni, nato in Albania ma residente a Terme Vigliatore; Enrico Fumia, 41 anni, di Mazzarrà S. Andrea; Roberto Martorana, 38 anni, di Mazzarrà S. Andrea; Nicola Aldo Munafò, 40 anni, di Tripi; Stefano Rottino, 36 anni, di Mazzarrà S. Andrea; Nunziato Siracusa, 38 anni, di Terme Vigliatore; e Carmelo Trifirò, 36 anni, di Barcellona.
Al centro il boss emergente Tindaro Calabrese, considerato l'uomo che ha creato la scissione nel gruppo dei "Mazzarroti", il suo socio Carmelo Salvatore Trifirò e un terzo alleato, Enrico Fumia. Oltre che nei loro confronti il sostituto Verzera ha chiesto il rinvio a giudizio di: Santi Bonanno, 43 anni, di Furnari; Bartolo Bottaro, 40 anni, residente a Pace del Mela, funzionario dell'industria "Pectine" di Giammoro; Antonino Calcagno, 32 anni, di Novara di Sicilia, cognato di Tindaro Calabrese; Salvatore Campisi, 23 anni, di Terme Vigliatore; Salvatore Campanino, 45 anni, di Castroreale; Alfio Giuseppe Castro, 55 anni, di Catania; Maria Luisa Coppolino, 54 anni, di Mazzarrà S. Andrea, madre dei Rottino; Salvatore Fumia, 41 anni, di Mazzarrà S. Andrea; Aurelio Giamboi, 44 anni, di Novara di Sicilia; Cristian Giamboi, 22 anni, di Novara di Sicilia; Sebastiano "Nello" Giambò, 60 anni, di Mazzarrà Sant'Andrea, presidente di "Tirrenoambiente" ed ex sindaco del paese tirrenico; Giacomo Lucia, 70 anni, originario di Piazza Armerina e residente a Messina; Massimo Manna, 29 anni, di Mazzarrà S. Andrea; Enzo Marti, 48 anni, di Osimo (Ancona); Vincenzo Munafò, 41 anni, di Falcone; Roberto Ravidà, 53 anni, di Oliveri, capo dell'Ufficio tecnico del Comune di Mazzarrà S. Andrea; Michele Rotella, 68 anni, di Barcellona; Thomas Sciotto, 29 anni, di Mazzarrà S. Andrea; Innocenzio Sinatra, 63 anni, di Acireale; Giuseppe Triolo, 32 anni, di Barcellona.
Le indagini
Le indaginihanno scoperto una serie di estorsioni e danneggiamenti ai danni di imprese nell'hinterland tirrenico. Accanto al gruppo dei "Mazzarroti" è stata delineata tra l'altro la figura di Sebastiano Giambò, presidente della società "Tirrenoambiente", e degli imprenditori Enzo Marti e Santi Bonanno. Ai tre l'accusa contesta il concorso esterno all'associazione mafiosa. Bonanno lo avrebbe fatto attraverso la sua impresa di movimento-terra, prima con Bisognano e poi con il suo "successore" Calabrese, mentre gli altri due avrebbero fornito appoggio per le infiltrazioni mafiose nella discarica di Mazzarrà, consentendo ai clan di inserirsi nei subappalti. Altra figura centrale secondo la Dda quella di Michele Rotella, adesso con contestazioni accusatorie nuove: avrebbe avuto un ruolo nella compravendita dei terreni per ampliare la discarica di Mazzarrà e nei subappalti della discarica di contrada Formaggiara a Tripi.
Nuccio Anselmo
Fonte:http://www.gazzettadelsud.it/index.aspx?artpp=1399x